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IL TRAFFICO ILLEGALE DELL'AVORIO-AGENDA PIANETA TERRA



DISTRUZIONE DELL'AVORIO

35.000 elefanti barbaramente uccisi all'anno per il mercato illegale dell'avorio.

Non è solo un problema ambientale ma è anche l'espressione della cultura di morte dell'Homo sapiens che, non comprendendo la natura, se ne appropria per trasformarla in oggetti inutili e onerosi.

La sofferenza di altri esseri viventi non commuove i cacciatori e i trafficanti di avorio ma nemmeno chi usa l'avorio per abbellire i sontuosi templi o costruire futili oggetti.
Svalutare l'avorio può essere un tentativo per salvare gli ultimi animali. Vedremo se il 31 marzo prossimo anche a Roma la distruzione di quintali di avorio al Circo Massimo sarà un gesto finalmente "umano".








  Chi c'è dietro al commercio dell'avorio?

Dal sito Voci Africane:



Il commercio dell’avorio è una delle peggiori piaghe dell’Africa responsabile della morte di 35.000 elefanti ogni anno.
Il Continente sta letteralmente perdendo il suo patrimonio naturale. Elefanti e rinoceronti sono in serio rischio di estinzione in quanto il massacro provocato dai bracconieri è superiore alla loro capacità riproduttiva. Il commercio dell’avorio è spesso collegato alle attività di gruppi terroristici come Al-Shabaab, Boko Haram e i ruandesi FDLR. Organizzano già con successo i traffici continentali di minerali, droghe, armi, vendita di organi e la tratta di esseri umani. L’avorio diventa un altro mezzo illecito dove possono trarre i fondi necessari per finanziare le loro attività eversive. Grazie alle attività bracconaggio di questi gruppi terroristici africani la maggioranza dei profitti provenienti dalla vendita illegale di avorio entrano nei circuiti internazionali del terrorismo e dei network della criminalità organizzata. È sempre difficile quantificare il giro d’affari del mercato nero ma, a livello mondiale si stima che il traffico di avorio genera annualmente circa 19 miliardi di dollari di profitti.
Il primo responsabile del commercio internazionale di avorio è la Cina con 42 tonnellate comprate ogni anno. La maggior parte dell’avorio africano arriva in Cina sotto forma di materiale grezzo che viene successivamente lavorato nella florida industria artigianale cinese. Diverse organizzazioni occidentali cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale e di lottare contro questo crimine. La maggioranza dei paesi occidentali hanno parzialmente vietato la vendita di avorio fin dagli anni Novanta e fanno pressioni affinché le leggi internazionali contro il commercio illegale dell’avorio vengano rafforzate. In prima posizione in questa nobile guerra si trovano gli Stati Uniti. Nel luglio 2014 il presidente Barak Obama ha firmato un Ordine Esecutivo che obbliga il paese ad aumentare gli sforzi contro i trafficanti mondiali che riducono i benefici economici, sociali, turistici ed ambientali di molti paesi africani.
La lotta dell’Amministrazione Obama contro il commercio illegale di avorio non è certo una novità per la Casa Bianca. Fin dal 1989 gli Stati Uniti sono stati tra i primi paesi occidentali a proibire parzialmente in commercio dell’avorio. All’epoca il Congresso approvò il African Elephants Conservation Act con l’intento di limitare il commercio di oggetti in avorio ad eccezione dei pezzi di artigianato antichi. Venti anni fa gli Stati Uniti hanno firmato i trattati internazionali contro il commercio dell’avorio del CITES (Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie in via di Estinzione). Nel febbraio 2014 l’Ordine Presidenziale Diretto n. 210 ha rinforzato il divieto sull’avorio esclusi gli oggetti di antiquariato e quelli che sono stati importati nel paese prima del 26 febbraio 1976. Come normale in un Mondo Unilaterale anche per l’avorio i media occidentali ci propongono una storia semplice e lineare. Da una parte abbiamo iBad Guys: Cina e altri paesi asiatici come Thailandia e Vietnam che commerciano in avorio causando l’estinzione degli elefanti e rinoceronti africani. Dall’altra abbiamo i Good Guys: Europa e Stati Uniti che tentano di rendere illegale il commercio e lottano contro i trafficanti internazionali.
Come al solito la Propaganda si infrange contro la Realtà. Gli Stati Uniti sono il primo mercato mondiale per l’avorio legale ed illegale. La quantità di avorio commercializzata in America supera quella commercializzata in Cina. Tra i due paesi esistono forti legami economici relativi al commercio dell’avorio. La Cina lavora la materia grezza e gli Stati Uniti importano i prodotti finiti “Made in China”. Se la Cina è il principale compratore di avorio gli Stati Uniti sono il principale consumatore mondiale. Il famoso sito di annunci economici online Craigslist vende ogni anno 15 milioni di dollari di prodotti in avorio secondo un recente rapporto redatto da International Fund for Animal Welfare (IFAW) e Wildlife Conservation Society (WCS). Il rapporto è frutto di una ricerca di prodotti in avorio venduti dal sito online durata una settimana e condotta in 28 città americane. In solo cinque giorni (dal 16 al 20 marzo 2015) 456 prodotti in avorio e 75 prodotti collegati ad animali selvaggi (quale pelle di elefante) sono stati venduti su Craigslist per un valore di un milione di dollari. Ogni anno Craigslist vende 6.600 prodotti in avorio. San Francisco e Los Angeles sono i principali mercati nazionali. La maggioranza dell’avorio venduto da Craigslist proviene dalla Cina e da altri paesi asiatici. Peter LaFontaine, un funzionario del IFAW accusa Craigslist di non fare sufficienti sforzi per interrompere la vendita online di avorio.
Purtroppo Craigslist rappresenta solo la punta del iceberg del mercato statunitense dell’avorio. In netto contrasto con la propaganda governativa l’Amministrazione Obama pone scarsa attenzione al commercio domestico di avorio nonostante che gli Stati Uniti siano il primo mercato occidentale per i prodotti asiatici. Il commercio illegale di avorio negli Stati Uniti è poco monitorato e le leggi sono inadeguate ed ambigue. Se ciò non bastasse le agenzie governative addette al monitoraggio e alla lotta dell’avorio illegale sono sotto finanziate e con un personale insufficiente. Ci sono in tutto il paese 200 agenti di sorveglianza contro il commercio illegale di avorio. Un numero irrilevante se pensiamo che una singola indagine richiede 18 mesi e coinvolge almeno 30 agenti. L’agenzia sul monitoraggio del commercio di avorio ha lo stesso personale degli anni Settanta nonostante che negli anni Novanta e Duemila il commercio in nero d’avorio sia drasticamente aumentato nel paese.
Il commercio d’avorio è un affare miliardario che accontenta tutti. La materia prima in Africa è venduta a 750 dollari al chilo. Gli oggetti lavorati in Cina sono venduti sul mercato internazionale a 1.500 dollari al chilo. I commercianti americani vendono questi oggetti a 2.500 dollari al chilo. Una zanna pesa mediamente 14 chili. Quindi su ogni esemplare abbattuto i bracconieri africani guadagnano 147.000 dollari, le ditte artigianali cinesi 249.000 dollari e i venditori americani 490.000 dollari. Secondo la recente inchiesta della IFAW, oltre 24.740 articoli in avorio e 3.209 trofei di elefanti con le due zanne incorporate sono stati venduti negli Stati Uniti tra il 2009 e il 2012. Queste cifre sono in drammatico aumento a partire dal 2013. In America comprare oggettistica in avorio è il nuovo trend mondano. Ogni mese sono venduti su aste online oggetti di avorio per una media di 2,5 milioni di dollari. L’avorio illegale entra negli Stati Uniti camuffato da avorio legale grazie alla corruzione della polizia di frontiera e alla farraginosa legislazione in materia. Gli Stati Uniti hanno proibito l’avorio proveniente da elefanti africani mentre accettano quello proveniente da elefanti asiatici. Le vendite di oggetti in avorio antichi di 100 anni o importati nel paese prima del 1976 sono considerate legali. Per i trafficanti internazionali è facilissimo far passare avorio africano per avorio asiatico e oggetti in avorio fabbricati due settimane prima come pezzi di antiquariato o oggettistica importata prima del 1976.
Di norma il governo americano permette la vendita di avorio senza certificazioni statali ad eccezione per i pezzi di antiquariato. È il venditore che garantisce l’origine del prodotto sotto la sua responsabilità giuridica. Questo rappresenta un serio problema per l’applicazione delle legge sul contrabbando di avorio. Durante le indagini su lotti di avorio illegale anche le attrezzature tecnologiche più sofisticate non riescono a determinare con esattezza se si tratta di avorio “vecchio” o di avorio proveniente da elefanti asiatici. Le uniche certificazioni sicure sono quelle prodotte in laboratorio. Visto il loro elevato costo sono fuori dalla capacità finanziaria dello stato federale. Gran parte dell’oggettistica in avorio viene dichiarata come pezzi di antiquariato tramite falsi certificati redatti da ufficiali pubblici corrotti. La corruzione porta ogni anno nelle tasche di questi ufficiali la ragguardevole cifra di 2 milioni di dollari. Nella maggioranza dei porti americani le autorità doganali non ispezionano navi sospettate di trasportare container di avorio illegale anche quando ricevono una segnalazione ufficiale. Il traffico di avorio, di prodotti legati e di animali rari non è considerato un reato maggiore e viene punito con un multa non superiore ai 100.000 dollari e la confisca del prodotto.
L’oggettistica in avorio confiscata viene rivenduta sul mercato sia a causa di agenti di polizia disonesti sia a causa dei piani di finanziamento occulto del governo americano. L’avorio come la droga serve per finanziare le attività sovversive che gli Stati Uniti compiono all’estero contro le nazioni considerate “nemiche”. Se la Cina è il primo fornitore di avorio i cacciatori americani sono i secondi. Partecipano ai safari in Africa uccidendo decine di elefanti di cui zanne sono fatte uscire dal paese tramite corruzione e vendute al mercato nero in America. La legge statunitense prevede che se un cittadino americano uccide personalmente un elefante in una riserva di caccia a pagamento ha il diritto di importare nel paese i trofei, comprese le zanne. Questa protezione giuridica è garantita grazie allo statuto sociale. I cacciatori di elefanti americani appartengono alla “Society” i ricchi. Quel 1% che comanda nella più grande democrazia occidentale. In Uganda la caccia nelle riserve è gestita da un italiano, ex militare e mercenario, che gode della protezione delle alte gerarchie dell’esercito. Parte delle quote per partecipare ad una battuta di caccia in Uganda pagate dai cacciatori americani (circa 8.000 dollari) serve per corrompere i funzionari della dogana ugandese per permettere l’esportazione dell’avorio. La parte corrisposta ai generali assicura una esportazione senza problemi e difficoltà.
Il commercio illegale di avorio è un problema interno agli Stati Uniti nonostante che i vari governi abbiano sempre accusato altri paesi e fanno a gara per dimostrare il loro impegno contro il traffico internazionale di avorio”, accusa Elizabeth Bennett vice presidente della associazione in difesa delle razze animali in via di estinzione: Wildlife Conservation Society. Le nuove misure legislative che sono sotto analisi del Congresso risultano inefficaci prima ancora che vengano approvate in quanto non tengono in considerazione l’obbligo dello Stato di certificare l’origine dell’oggettistica in avorio. Anche per le importazioni il certificato di origine CITES non è obbligatorio. Bastano delle semplice autocertificazioni.
Le certificazioni di origine dell’avorio sono facili da falsificare come quelle dei minerali provenienti dalla zone di conflitto. Questa facilità (ben nota ai potenti e ai politici) trasforma tutte le leggi che non prevedono un divieto assoluto di commercializzazione dell’avorio in pura propaganda politica come la recente legge varata dal Parlamento Europeo sui minerali di guerra, venduta agli ignari cittadini europei come una conquista storica. In realtà un cinico inganno compiuto da parlamentari europei in totale mala fede impegnati ad accrescere la propria popolarità per mantenere gli ingiustificati e vergognosi stipendi offerti dal Parlamento Europeo.
Tutte le leggi su avorio, traffico di esseri umani e di minerali di guerra che non prendono in considerazione il nocciolo del problema (gli interessi di governi e multinazionali) sono destinate a fallire come la legge sui minerali illegali dal Congo: la Frank-Dott Act. Anche la decisione presa lo scorso febbraio da Pechino di attuare una moratoria di un anno sugli acquisti di avorio dall’Africa sembra essere un gesto simbolico nei migliori dei casi o un atto di pura propaganda. “In tutti i modi rappresenta un importante ammissione da parte del governo cinese delle sue responsabilità sul commercio illegale dell’avorio. La Cina per decenni ha negato di essere tra i responsabili dell’estinzione di elefanti e rinoceronti in Africa”, afferma Sammi Li, la portavoce di TRAFFIC, associazione di monitoraggio sul traffico internazionale di animali.
Le organizzazioni internazionali in difesa della natura e coraggiosi giornalisti free lance stanno progressivamente spingendo l’opinione pubblica a premere sui propri governi affinché rinforzino le leggi contro il traffico d’avorio. Stanno inoltre aumentare il grado di responsabilità dei consumatori. Per paura di pubblicità negativa molti holding del commercio online come eBay o Etsy si dichiarano pronti a cooperare per rafforzare le leggi anti commercio di avorio e per ridurre il traffico connesso alle vendite nelle loro piattaforme. Anche Craingslist ha promesso di cooperare. Purtroppo queste promesse nascondono gli stessi trucchi delle multinazionali occidentali minerarie che assicurano di comprare minerali solo in paesi africani liberi da conflitti. Una vergognosa bugia in quanto il 69% della produzione di minerali preziosi proviene da: Sudan, Congo e Repubblica Centro Africana, tutti paesi afflitti da guerre civili. Nel caso dell’avorio le holding delle vendite online sono estremamente coscienti di quanto sia difficile regolare il mercato di questo genere di lusso. Per un venditore di prodotti in avorio è sufficiente eliminare la parola “avorio” dalla descrizione dell’articolo in vendita online. Ebay e le altre holding non andranno mai ad indagare sul prodotto offerto, limitandosi a riscuotere la provvigione sulle vendite. Nessuno saprà di cosa realmente si tratti ad eccezione dei compratori veramente interessati. Secondo Sammi Li ogni compra vendita di oggettistica in avorio deve essere resa illegale, senza eccezioni e i venditori e gli acquirenti perseguiti a livello giudiziario e severamente condannati. Solo cosi’ si potrà porre fine al genocidio dei pachidermi africani. Ogni altra mezza misura non serve a nulla.
I capi di stato africani e alcune compagnie del commercio internazionale si sono recentemente riuniti in Congo Brazzaville per una conferenza durata quattro giorni e concentrata sulla guerra al bracconaggio e alla vendita di avorio in Africa. L’evento si è focalizzato su come sviluppare una strategia tutta africana e un piano di azione comune per combattere il commercio illegale delle risorse naturali e della fauna continentale. “I capi di stato africani sembrano veramente intenzionati a combattere il traffico d’avorio. Il fatto che molti paesi africani si sono riuniti nel tentativo di trovare soluzioni adeguate e per inserire nelle loro agende politiche la lotta contro il traffico d’avorio è la più chiara dimostrazione della loro buona volontà. Penso che questa conferenza rappresenti il punto di non ritorno per la protezione della natura selvaggia in Africa. In molti paesi come il Kenya o l’Etiopia possiamo notare dei reali cambiamenti in positivo nella lotta contro il traffico d’avorio”, dichiara Charly Facheux vice presidente della Conservation for the African Wildlife Foundation.
Il paese africano all’avanguardia nella lotta contro il traffico d’avorio è il Botswana, che ha imposto un quasi completo divieto di cacciare gli elefanti a partire dal gennaio 2014. La decisione è scaturita dopo lo scandalo sofferto nel 2012 che ha causato una grave pubblicità negativa al paese dove l’industria turistica è importante quanto quella dei diamanti. All’epoca la caccia agli elefanti nel paese interessò le prime pagine dei giornali di tutto il mondo a causa della battuta di caccia fatta dal re di Spagna Juan Carlos durante il periodo più difficile della crisi economica nel suo paese. Una fotografia con lui ritratto in posa davanti ad un elefante abbattuto scatenò la condanna dell’opinione pubblica mondiale nonostante che le compagnie di safari si affrettarono ad affermare che la caccia era controllata e contribuiva ai piani di conservazione della specie.
La polizia e l’esercito del Botswana stanno realmente combattendo i trafficanti d’avorio. Il paese in soli due anni è diventato il santuario di centinaia di migliaia di elefanti che di fatto sono divenuti dei rifugiati politici essendo fuggiti dai paesi vicini dove sono cacciati senza pietà. Dopo 100 ore di sorveglianza aerea, Mike Chase, co-fondatore di Elephant Without Borders ha calcolato che attualmente in Botswana vivono 130.000 elefanti. La popolazione totale in Africa è stimata a 470.000 esemplari. “Questi animali sono estremamente intelligenti. Quando vengono disturbati nei vicini paesi si spostano in Botswana perché conoscono che qui sono protetti e possono vivere al sicuro dai bracconieri”, afferma Chase. Il Ministro dell’Ambiente Tshekedi Khama è determinato a mantenere il record del Botswana di primo paese africano protettore dei pachidermi. “Gli elefanti troveranno sempre un rifugio nel nostro paese e noi continueremo ad assisterli poiché se non salvaguardiamo noi le nostre specie nessuno potrà farlo al nostro posto” afferma il ministro Khama.

Fulvio Beltrami
Uganda, Kampala
@Fulviobeltrami

Un altro posto dove esiste un commercio d'avorio per nulla trascurabile è la sede vaticana. Sulla rivista National Geographic il giornalista Corrado Zunino ha proposto un articolo sul business delle zanne di elefanti tra le mura che dividono la città capitolina e il Vaticano. Il corpo forestale ha già sequestrato manufatti religiosi per il valore di 150 mila euro nella famosissima galleria Savelli. . Il Cites, braccio operativo del Corpo Forestale che si occupa delle aree protette, la settimana tra il 24 e 31 gennaio del 2013  ha sequestrato nella famosa galleria che dal 1898 opera nella vendita di oggettistica religiosa con cinque gallerie materiale in avorio. In uno dei punti vendita della Savelli le guardie hanno potuto appurare che questi oggetti in avorio possono essere venduti anche per la ragguardevole cifra di 40 mila euro. Generalmente sono statuette religiose, croci, rosari e il prezzo minimo si attesta intorno ai 400 euro.. La maggior parte della merce sequestrata non era corredata da alcuna documentazione che attestasse la provenienza legale. Come giustificazione il direttore della galleria ha affermato che la maggioranza di questi oggetti proviene da lasciti antichi o da partite antecedenti al 1946 quando ancora non esisteva alcuna legge limitativa. Sulla repubblica è apparso nel 2013 il seguente articolo dove viene resa nota l'indagine condotta dal giornalista nordamericano Christy dal titolo "Resta ampio il mercato religioso di avorio".
NATIONAL GEOGRAPHIC di CORRADO ZUNINO

Traffico d'avorio e multinazionale del culto
Lo sterminio degli elefanti continua

"Sangue e avorio" è il titolo della copertina del numero di ottobre della rivista. Un'inchiesta di Bryan Christy, giornalista americano, che spiega come una porzione sensibile del traffico legale e illegale di "oro bianco" serva a sostenere la devozione religiosaCroci copte, rosari islamici, icone cattoliche, amuleti buddhisti vengono ricavati dall'asportazione cruenta delle zanne dei mammiferi

ROMA - In un viaggio lungo oltre due anni, iniziato nell'Africa occidentale e chiuso nel Sud Est asiatico facendo tappa fra le lussuose botteghe della Città del Vaticano, il giornalista americano Bryan Christy, 47 anni, già avvocato a Washington, specializzato in storie ambientali, ha certificato come dietro il genocidio degli elefanti africani - 25 mila uccisi, è la stima prudente per il 2011 - ci sia la mano pesante della Chiesa romana e una sorprendente unione religiosa fra manodopera musulmana, importatori cattolici d'avorio, venditori al minuto buddisti. "Business is business", fa sapere il reporter dalla sede di Washington del National Geographic, "e questo me lo ha spiegato un prete filippino".

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"Sangue e avorio" è la copertina del National Geographic di ottobre, sia nella versione nazionale che in quella internazionale. È un'inchiesta lunga 32 pagine dove le belle foto di Brent Stirton illustrano una storia che spiega come una porzione sensibile del traffico legale e illegale serva a sostenere la devozione religiosa, soprattutto cristiana. "Il mondo moderno ha fatto a meno dell'avorio nei suoi oggetti di uso comune, i manici delle spazzole, le palle da biliardo e i tasti del pianoforte non sono più realizzati con materiale ricavato dalle zanne degli elefanti. Resta invece ampio il mercato religioso".

Croci copte, rosari islamici, icone cattoliche, amuleti buddhisti vengono ricavati dallo sterminio di migliaia di elefanti e dall'asportazione cruenta delle loro zanne, valutate fino a cinquemila euro l'una (dieci anni di paga di un operaio keniano, questo nella regione dello Tsavo). Dall'Africa, l'avorio insanguinato transita nelle Filippine per raggiungere la Thailandia, Hong Kong, la Cina, il nuovo grossista mondiale che tiene alti i prezzi e importa illegalmente. "In Cina l'industria dell'avorio è destinata a crescere", dice il giornalista americano, "il governo ha autorizzato l'apertura di almeno 35 fabbriche e 130 rivendite d'avorio e finanzia corsi universitari per intagliatori". Il numero degli elefanti uccisi, di conseguenza, è destinato ad aumentare.

Monsignor Cristobal Garcia è uno dei prelati più conosciuti e potenti delle Filippine. È il presidente della Commissione per il culto dell'Archidiocesi di Cebu, quattro milioni di fedeli in un paese che è il terzo al mondo per popolazione cattolica. La sua anticamera è un piccolo museo con grandi teche di vetro che contengono sculture sacre dalla testa e le mani d'avorio. Anche nel suo ufficio c'è un crocefisso con il Cristo in avorio. Monsignor Garcia al giornalista Christy ha spiegato senza problemi come portare un Niño Santo d'avorio dalle Filippine agli Stati Uniti ingannando le dogane:
"Lo avvolga in un paio di vecchie mutande sporche e ci versi su anche del ketchup. Sembreranno macchiate di merda e di sangue. Si fa così". Racconta Christy: "Il monsignore mi indicò un artigiano disposto a dichiarare che quel pezzo si trattasse di un'imitazione, capace di contraffare la data in modo che risultasse precedente alla messa al bando dell'avorio. Qualsiasi cosa io avessi scelto di fare, mi promise che avrebbe benedetto la statua".

L'avorio resta un componente essenziale degli oggetti sacri "e ha una forte valenza simbolica anche in politica". Christy ricorda come l'anno scorso il presidente del Libano Michel Suleiman abbia regalato a Papa Benedetto XVI un turibolo d'oro e d'avorio. Nel 2007 la presidente delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo, aveva donato a Ratzinger un Santo Niño d'avorio, l'icona delle Filippine. Nel Natale del 1987 il presidente Ronald Reagan e sua moglie Nancy acquistarono la Madonna d'avorio che avevano ricevuto come dono di Stato da Giovanni Paolo II. Persino Daniel arap Moi, il presidente del Kenya considerato il padre dell'accordo sul divieto del commercio di avorio, una volta regalò a Papa Giovanni Paolo II una zanna di elefante. Ecco, nella Galleria Savelli affacciata su piazza San Pietro l'avorio è offerto in ogni vetrina. E lo Stato del Vaticano, che pure ha sottoscritto accordi internazionali contro il traffico di droga, il terrorismo e la criminalità organizzata, mai ha firmato la Convenzione di Washington che protegge le specie in pericolo (è stata sottoscritta da 176 stati).

"A proposito della vendita di avorio nella Città del Vaticano", dice Christy, "credo che la cosa più importante non sia se le opere siano legali o illegali, ma piuttosto chiedersi se venderlo è cosa giusta. Ormai è accertato, per avere quell'avorio si uccidono in maniera brutale elefanti, si uccidono i rangers che devono proteggerli, si alimenta una corruzione mondiale". E così gli scambi di doni tra capi di Stato, "sono un messaggio sbagliato, dicono al popolo che l'avorio è un mezzo appropriato per esprimere la loro devozione". Ecco, "i leader della chiesa cattolica hanno un'opportunità straordinaria per fare la differenza per la sopravvivenza degli elefanti. A loro bastano poche parole: basta con le icone religiose in avorio".
14 settembre 2012





National Geographic indaga sul traffico internazionale dell'avorio

Un'inchiesta esclusiva nel numero di ottobre di National Geographic Italia, in edicola il 29 settembre, getta luce sui legami fra il massacro di migliaia di elefanti africani e la domanda di avorio destinato al mercato di oggetti religiosi

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I ranger rimuovono le zanne da un elefante ucciso in Kenya per evitare che finiscano sul mercato. Fotografia di Brent Stirton

La copertina di ottobre


Il numero di National Geographic Italia di ottobre sarà in edicola da sabato 29 settembre.
Gli elefanti africani vengono massacrati in quasi tutto il continente: le uccisioni illegali costituiscono il 90 per cento delle morti documentate in Africa centrale. Gli animali vengono uccisi per le loro zanne, nonostante il bando in vigore dal 1989 sul commercio internazionale dell'avorio. Anche se in genere la ragione per l'aumento delle uccisioni viene attribuita alla domanda d'avorio da parte della Cina, National Geographic rivela, nella storia di copertina del numero di ottobre 2012 “Sangue e Avorio", che in alcuni paesi chiave - Cina compresa - in realtà è il sentimento religioso a far da motore al traffico illegale di avorio.

L'articolo svela la complicità - attiva o inconsapevole - nel traffico illegale di avorio da parte di rappresentanti della Chiesa cattolica nelle Filippine, e di monaci e fedeli buddhisti in Thailandia e in Cina. Le loro azioni sembrano motivate da credenze religiose che vedono nell'avorio il materiale che meglio simboleggia la purezza e la devozione. Il mercato degli oggetti religiosi viene in parte rifornito da gruppi di trafficanti che contrabbandano l'avorio africano passando attraverso paesi come la Malaysia.

La CITES, l'organizzazione che presiede all'accordo
per il commercio internazionale della fauna selvatica, ha considerato finora le Filippine soprattutto come un'area di transito per l'avorio diretto in Cina. Ma nell'arcipelago asiatico questo materiale viene utilizzato per scolpire elaborati oggetti di culto che sono parte integrante della pratica religiosa dei filippini.

Il giornalista Brian Christy segue le tracce della fascinazione dei cattolici nel confronti dell'avorio fino a piazza San Pietro, dove sono normalmente in vendita oggetti realizzati in questo materiale. Il Vaticano ha firmato accordi internazionali che riguardano il traffico di droga, il terrorismo e il crimine organizzato, ma non ha sottoscritto la messa al bando globale dell'avorio prevista dalla CITES.

Nell'articolo Christy mette in luce anche le falle nelle strategie adottate dalla stessa CITES, come quella di misurare l'efficacia della lotta al traffico illegale basandosi sull'entità del materiale sequestrato, che non riflette l'effettiva portata del fenomeno.






Purtroppo non solo gli elefanti ma anche i rinoceronti sono a rischio di estinzione per il loro corno.


Sappiamo tutti come il mondo sia manipolato però tra le manipolazione possiamo decidere un nostro libero arbitrio. Esiste, infatti, una campagna da parte di Avaaz per raccogliere le firme contro il traffico illecito dell'avorio. È stata proprio la denuncia di questa organizzazione, che ovviamente come tante altre tipo WWF p Green Peace o Amnesty International , che sono parte del sistema ossia  le multinazionali, danno vita a gruppi umanitari o ambientalisti e usando la denuncia di un comportamento errato nei confronti del pianeta o tra noi esseri umani raccoglie fondi per arricchirsi anche da questo lato usando il buon senso e l'amore istintivo del cuore umano. 

Detto questo preambolo c'è da aggiungere che è stata proprio Avaaz a denunciare il coinvolgimento del motore di ricerca Yahoo nel commercio di avorio in rete. 

L'ANSA ha reso noto il 21 gennaio  questa notizia:


"Il commercio dell'avorio sta portando gli elefanti all'estinzione e Yahoo ci fa affari da capogiro vendendo collanine e gingilli nelle aste online in Giappone". Così, Avaaz, la comunità 2.0 per le campagne internazionali sui diritti, lancia una petizione online per far cessare il commercio di avorio in rete che coinvolgerebbe il colosso Yahoo con un appello forte e chiaro: "Raccogliamo un milione di voci in difesa di queste creature meravigliose, e le faremo arrivare a tutti i dipendenti di Yahoo nel mondo così che possano pretendere una svolta dall'interno".

Secondo quanto comunica Avaaz infatti "negli ultimi anni il mercato dell'avorio su Yahoo Giappone è esploso: dai 2 milioni di dollari del 2010 ai 7 milioni del 2014. Yahoo Giappone è un'azienda indipendente dalla multinazionale che tutti conosciamo - sottolinea - ma quest'ultima è uno degli azionisti più importanti e ha un'influenza enorme sulle sue scelte".

Inoltre come spiega la comunità per le petizioni online "il mercato dell'avorio uccide 100 elefanti al giorno" e "secondo gli esperti se si continua così gli elefanti in libertà si estingueranno entro 10 o massimo 20 anni".

Infine Avaaz ribadisce che "Google, Amazon e altri grandi siti si rifiutano di vendere l'avorio mentre Yahoo è uno dei pochi grandi negozi online rimasti; ma con la giusta pressione possiamo farli smettere". (ANSA).


Come possiamo ben notare in ogni parte le multinazionali hanno guadagni immensi che derivano prima da azioni anche illegali e di natura malefica e poi anche in azioni travestite di buon cuore. Sembra prprioche tutta la vita sia cadenzata da loro. Ora intanto sappiamo che anche se firmiamo la realtà cambierà poco. Il vero cambiamento, l'inversione di questi costumi potrà avvenire solo se saremo gonuno di noi a compiere un semplice gesto. In questo caso basterebbe non acquistare più nulla che abbia anche solo lontanamente una minima percentuale di Avorio. Saremmo così sicuri che cancellando l richiesta anche l'offerta alla fine diminuirebbe, magari, fino a farla scomparire. Ecco invito a questo semplice atto. Da oggi siamo consapevoli senza molti dubbi, che il bianco di questo materiale nasconde troppo sangue di vittime innocenti cerchiamo di eliminare questo dolore!





Per chi desidera apporre una firma nella campagna di Avaaz ecco il link:


All’AD di Yahoo! Marissa Mayer, all’AD di Yahoo! Japan Manabu Miyasaka e a tutte le altre compagnie che permettono la vendita online di avorio:



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