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BENVENUTO IN MATRIX

Non è più solo finzione cinematografica! Vi ricordate del film Matrix quando si vedono gli uomini in teche di vetro addormentati e tenuti in vita in un brodo chimico primordiale? Ci siamo in Giappone hanno realizzato l'utero artificiale. Tra un po' ragazzi miei gli antichi preliminari, il piacere delle coccole che portano alla procreazione di una nuova vita, la maternità i dolori ma l'amore ed il rapporto madre e figlio così speciale (sono una mamma e so di cosa parlo) diverrà un ricordo una storia tra le tante che con il passare del tempo sembrerà solo pura fantasia!

Dal sito Attivo.tv ecco a voi

L'UTERO ARTIFICIALE E' REALTA'

Signori...adesso è pubblico, esiste l'utero artificiale.
A Tokyo, i ricercatori hanno messo a punto una tecnica chiamata EUFI - incubazione fetale extra uterina. Hanno così creato la vita senza la necessità di usare una donna.
Usando dei feti di capra, hanno poi collegato attraverso dei cateteri il sistema venoso e creando la camera amniotica presente all'interno della donna.
Benvenuti in Matrix.. il Transumanesimo cresce.
I Ricercatori hanno utilizzato dei feti di capra, cateteri filettati attraverso grandi vasi nel cordone ombelicale e fornito, ai feti, sangue ossigenato mentre erano sospesi in incubatrici contenenti liquido amniotico artificiale riscaldato alla temperatura corporea adatta e modificata man mano..
Forse tra 10 anni avremo la possibilità di far nascere bambini da uteri di animali, o addirittura da uteri completamente artificiali.
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Se credete che l’utero in affitto sia l’ultimo stadio della rivoluzione biotecnologica che potrebbe sconvolgere per sempre la società umana – figli con due padri, due madri, due madri e due padri, quattro madri, etc. – distaccando definitivamente la sessualità dalla riproduzione, beh, cari lettori, vi sbagliate di grosso.
La battaglia prossima, in questo diabolico atto di disumanizzazione, è quella di separare per sempre i bambini dal grembo materno, cioè dalle viscere femminili e crescerli in laboratorio!
Nel 1997, in un articolo per la rivista LGBT The Advocate, il neuroscienziato gay Simon LeVay ha scritto parole molto precise sulla gestazione interspecifica o xenogravidanza:
«Certo, vedo la clonazione come un beneficio per i gay (…) e anche la xenogravidanza (far partorire un feto umano da una specie differente) potrebbe essere di enorme beneficio, specialmente per le coppie di maschi gay, che attualmente devono pagare $40.000 o più per avere un bambino da una surrogata umana. L’idea ti rivolta, ma perché? Sceglierei senza problemi l’utero di un sobrio, non-drogato, non-fumatore maiale invece di un normale ambiente naturale». Avete letto bene: far partorire bambini dai maiali – che non fumano, non bevono, non si drogano quindi sono più “sani” delle gestanti – dopo aver impiantato in essi embrioni di uomo.
Qui siamo decisamente verso l'aberrazione...
Il timeline della ricerca in laboratorio
Bologna fu il primo centro di questo tipo di ricerca.
Nel 1987 il dottor Carlo Flamigni, con il suo collaboratore riminese Carlo Bulletti (che è ancora oggi particolarmente attivo nella promozione della ricerca sugli uteri artificiali), impiantò un embrione umano – cioè, una persona – in un utero asportato e tenuto vivo artificialmente.
Era l’alba della riproduzione ectogenetica, la «produzione» di bambini al di fuori del corpo umano. L’embrione, a quanto si racconta, «attecchì»; Flamigni, preoccupato dei contraccolpi politici, interruppe l’esperimento, anche se ora se ne pente: «Mi è mancato il coraggio e oggi me ne pento (…)
Anche perché avevamo ottenuto qualcosa di straordinario. (…) A Bologna, a quell’epoca stavamo facendo davvero ricerca d’avanguardia; quando si mette le mani sopra questa merce rara, non si deve abbandonare» (Corriere della Sera, 20 settembre 2010).
Quindici anni dopo, è una ricercatrice sino-americana della Cornell University (New York) la dottoressa Hung Ching-Liu, a compiere il grande passo: lavorando sulle cellule dell’endometrio (il tessuto interno all’utero), ottiene la nascita al di fuori del corpo materno di un topo da laboratorio, il quale però viene al mondo con non pochi difetti.
Parallelamente, a Tokyo, il dottor Yoshinori Kuwabara della Juntendo University lavora ad un utero completamente artificiale – senza cioè uso di tessuti biologici – ottenendo notevoli risultati: nel suo embrio-incubatore, riesce a preservare lo sviluppo di un cucciolo di capra per tre settimane. Si dice che questa tecnologia potrebbe essere disponibile per gli umani tra 10 anni. La cosa, insomma, è decisamente destinata a divenire concreta.

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