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NOVELLE DI FAMIGLIA (PREAMBOLO)





CAPITOLO PRIMO

PREAMBOLO

Credo che tutti noi abbiamo sentito i racconti dei nostri avi. A me è sempre piaciuto farmi narrare le storie antiche dei miei parenti per capire come si è formata la famiglia e come si è evoluta.
Quando mia nonna viveva con noi, spesso alla sera, ci raccontava qualche spezzone della sua giovinezza.  Era divertente quando assisteva anche uno dei due nonni o la sua amica Jolanda.
Questa era una donna assai strana, da quel che rammento. Alta, molto magra, con i capelli scuri e scapigliati, sembrava sempre che avesse camminato in luoghi battuti da forti venti. I suoi abiti erano attillati e molto colorati. Anche il suo viso era alquanto colorito e gli occhi erano costantemente in movimento vispi e luminosi, corredati da una linea di kajal nero sbavato, da far sembrare che avesse delle perenni occhiaie. Quando veniva in visita aveva un comportamento concitato e con un tono di voce altissimo, parlava frettolosamente e a perdifiato. Era solita chiamare mia nonna con un altro nome. A quei convenevoli, generalmente, era presente la nostra tata, una signora della stessa età della nonna che aveva vissuto la maggior parte della sua vita con lei.
Ogni tanto alla serata di chiacchiere assistevano anche uno dei due mariti della nonna.
Infatti Giannina, come la chiamava la sua amica, ha avuto due mariti: il primo era stato ufficialmente il marito il secondo fu il suo convivente in quanto prima degli anni settanta non c'era il divorzio. Però, poiché con il primo non ci fu una grande armonia, decisero di separarsi, rimanendo buoni amici. Entrambi i nonni erano alti e avevano un atteggiamento severo ed altezzoso.
Il primo si chiamava Giovanni aveva i capelli bianchi e gli occhi azzurro chiarissimi la sua pelle era bianchissima. Scoprii in seguito che era albino, morì di infarto mentre si stava rilassando nella vasca da bagno. Era di origine toscane e conobbe la nonna, il cui vero nome era Egle, quando lei da Teramo si trasferì a Milano. Fu un imprenditore, produceva cravatte, ma tutti i suoi guadagni venivano adoperati nel gioco d'azzardo. Avendo perso, puntando sul cavallo sbagliato, la fabbrica di cravatte, non si perse comunque d'animo, infatti aprì poco dopo una nuova industria di dolciumi. Non seppi mai come andò a finire quella sua nuova attività. 
Il secondo nonno, Mario,  era anche lui molto, molto alto aveva i capelli scuri ed era magrissimo. Era di buona famiglia e si innamorò della nonna da giovane. Prima della guerra, poiché aveva la passione della cucina, dicono che fosse veramente molto bravo, lasciò la casa paterna senza chiedere nulla aveva svolto, per me uno strano lavoro: maestro delle buone maniere per le famiglie nobili. Parlava quattro lingue. Quando però decise di vivere con la nonna abbandonò quel lavoro per starle vicino, infatti lui era un piemontese, proveniva da Ivrea, e viveva a Torino. Stabilitosi a casa della nonna a Milano aprì, grazie ad un suo aiuto economico una piccola azienda. La mia nonna, proveniva da una famiglia molto ricca del meridione che le diede una buona rendita quando la costrinsero ad abbandonare il paese di origine mandandola a vivere al nord. 
Io e mia sorella eravamo molto piccole e poiché entrambi i nonni erano assai alti, credo che superassero il metro e novanta e ci sembravano anche forti, noi gli saltavamo in braccio sperando che ci facessero fare l'aeroplano o la giravolta al volo. Finito il trastullo ci mandavano nelle nostre stanze perché dovevano iniziare i discorsi da grandi e a noi non era permesso assistere.
Anche se non fossimo state due curiose, cosa non proprio vera, Jolanda parlava talmente con un tono di voce squillante che credo l'avremmo sentita comunque.
Però noi, senza far rumore ed in punta di piedi, ci mettevamo dietro alla porta ad origliare, divertendoci un mondo. Ogni tanto ci beccavano e dopo una bella ramanzina ed una sculacciata ci chiudevano nelle nostre camerette ammonendoci di comportarci da brave ed educate bambine.
Tutte le volte l'amica della nonna finiva sempre con il dire che lei aveva una pistola dalla quale non si separava mai; la teneva nella sua borsa gigante e piena di tutto, poteva quasi essere la borsa di Mary Poppins. Se mi dava il permesso e ci guardavo dentro potevo trovare qualsiasi oggetto, dal rossetto e cipria, alle chiavi, a scatolette di ogni genere e colore dalle forma più strane, che però non potevo aprire, immancabilmente c'erano caramelline e confetti, però  non sono mai riuscita a trovare la famosa rivoltella. Magari era proprio conservata in una di quelle scatole.
Proprio durante quelle serate, quando poi tutti gli ospiti si accomiatavano, la nonna ci aiutava a preparaci per la notte e poi insieme a lei andavamo nella sua camera, ci coricavamo nel lettone vicino a lei e ci raccontava gli avvenimenti dei suoi genitori.



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